Coopera con i colleghi

I grandi leader sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team. (Sergio Marchionne)

Esistono diversi livelli o intensità di cooperazione in ambito lavorativo: esistono anche situazioni in cui viene formalizzata una cooperazione mentre, nella realtà dei fatti, non vi è il benché minimo supporto tra colleghi.

Cooperare significa collaborare per suddividere il lavoro in maniera efficace ed efficiente e questo richiede la sensibilità per comprendere le effettive capacità e potenzialità dei colleghi oltre che il loro carico lavorativo, in modo che ciascuno possa contribuire al meglio delle proprie possibilità, ma significa anche condividere le informazioni e le novità non appena si presentano, dimostrando di avere fiducia negli altri, e comprendere il loro punto di vista o una loro particolare e specifica situazione.  

L’attitudine a cooperare è strettamente legata a molte attitudini relazionali, per cui sarà più agevolata da una adeguata dose di misura, disponibilità, coinvolgimento e chiarezza comunicativa. Rileggi le relative sezioni!

Qualche consiglio

Nella sezione relativa alla disponibilità ed al coinvolgimento si sottolinea l’importanza di fare la prima mossa per venire incontro alle esigenze degli altri, dando l’esempio di come si crea un buon clima di lavoro. Qua parliamo di aspetti più meramente organizzativi che, però – trattandosi di collaborazione – hanno comunque una ricaduta nell’ambito relazionale.

Ad esempio, il fatto di rispettare gli orari di una riunione, arrivando sempre pochi minuti prima e non contribuendo a prolungarla oltre l’orario pianificato, è una regola professionale ma sottintende una dimostrazione di attenzione e rispetto nei confronti degli altri. Ecco perché la puntualità è considerata una forma di educazione e non solamente una buona pratica sul luogo di lavoro.

Un’altra dimostrazione di rispetto nei confronti delle persone puoi darla stando a sentire attentamente quello che i tuoi colleghi hanno da dire: non tanto partecipando empaticamente alle confidenze alla macchinetta del caffè ma ascoltando e tenendo in considerazione la loro opinione sulle scelte lavorative; quando ti troverai d’accordo, valorizza al massimo questa condivisione davanti a tutti; se invece sarete su fronti opposti, metti tutto l’impegno per porre la questione sul piano di un interessante confronto costruttivo, allocando del tempo specifico per discuterne. E ricordati di non trincerarti mai dietro a giustificazioni tecnologiche: l’email non è arrivata, non siamo riusciti a trovare un incastro di agenda, la videoconferenza non funziona, sono tutte scuse con cui si mascherano attività che non si vuole veramente compiere. Se si vuole collaborare davvero, il modo si trova.

Infine, abbandona la cultura della colpa: se qualcuno fa un errore, evita di sottolinearlo stigmatizzando l’accaduto; pensa che, se succedesse al contrario, non vorresti trovarti in quella situazione. Dai invece sempre dimostrazione di essere una persona comprensiva.

L’intervista doppia

In questa intervista doppia Claudia Battista e Giulia Dello Stritto parlano della cooperazione con i colleghi ma anche dei rischi sottostanti a questa good-practice.

Il parere dell’Accademia

‘Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo’, diceva Henry Ford. In ogni ambito dell’attività umana l’opera di ciascuno di noi viene, prima o poi e inevitabilmente, in contatto con quella altrui ed il modo in cui siamo in grado di gestire questa interazione può sviluppare sinergie e generare grandi risultati o, al contrario, costituire un elemento di distruzione e vanificazione delle nostre e delle altrui fatiche. La capacità di valorizzare le interazioni con gli altri prevede non solamente lo svolgere le proprie attività nei tempi previsti, ma anche, e soprattutto, il mettersi realmente a disposizione della comunità alla quale ci si professa appartenenti, pensando in ottica di gruppo e mantenendo la giusta dose di umiltà: alla fine, come spiega Aristotele nel suo ‘La politica’, chi pensa di bastare a se stesso e non si inserisce in una comunità civile o è un animale o è una divinità.” – Prof.ssa Elisa Battistoni, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Le Dimensioni della Professionalità: qui l’introduzione e qui l’elenco completo.